Ogni casa ha un suo bagaglio di storia. Quello delle case d’epoca ha un fascino che aspetta solo di essere valorizzato dal presente. Ma conviene investire nell’acquisto e nella relativa ristrutturazione di un immobile d’epoca? Quali sono gli aspetti di cui bisogna tenere conto? Anche se può risultare impegnativo per tanti aspetti, ristrutturare una casa d’epoca è una sfida avvincente che, se “giocata” nel modo migliore, può lasciare spazio a case uniche nel loro genere, dal potenziale enorme. E l’aiuto di un professionista in questi casi è utile per pianificare in modo strategico gli interventi da effettuare nel pieno rispetto della struttura e della storia che l’immobile si porta dietro. Ne abbiamo parlato con l’architetto Armando Tomasi di A Studio Architecture.
Cosa si intende per immobili d'epoca?
«Generalmente ci si riferisce esclusivamente a quelle a uso signorile o ai villini del centro storico. Oggi per lo più si parla di edifici di interesse storico e architettonico e perciò salvaguardati da vincoli previsti da normative».
Cosa va salvaguardato nella ristrutturazione di una casa di questa tipologia?
«Spesso la normativa entra nello specifico soprattutto per quel che concerne i prospetti. Sicuramente conoscere la storia del progetto, la sua genesi, da chi è stato ideato, può generare un risultato di qualità, comunque rispettando le esigenze storico culturali dell’epoca di realizzazione, nonché le volontà del progettista. Questo non vuol dire che un edificio di pregio o d’epoca che dir si voglia non possa o non debba essere rinnovato. Massima attenzione va posta soprattutto a finiture e decorazioni che dovranno essere restaurate per mantenere l’identità originale del manufatto. Per esempio, preservando le pavimentazioni (se di pregio), “ricucendo gli strappi” creati da demolizioni e ricostruzioni delle tramezzature per una nuova distribuzione degli ambienti interni».
Bisogna tenere conto di specifiche normative?
«Come già anticipato ci sono normative ed uffici preposti, quali le Soprintendenze ai Beni Culturali, ai quali sottoporre in via preliminare il progetto, prima di iniziare i lavori di ristrutturazione. Il Decreto legislativo 42/2004 racchiude in un Testo Unico tutti i vari provvedimenti che si sono succeduti nell’ultimo ventennio per tutelare il patrimonio culturale italiano».
Come si interviene di solito sugli impianti?
«Se l’abitazione non è mai stata oggetto di ristrutturazioni, si deve prestare molta attenzione allo stato degli impianti. Inoltre, per poterli portare allo standard delle norme attuali si deve tenere conto anche della morfologia delle murature realizzate con metodologie e spessori differenti rispetto ad abitazioni più moderne. Spesso questa tipologia di abitazioni si caratterizza per solai con massetto a basso spessore che possono presentare problematiche dovute al passaggio degli impianti. Sfruttando le altezze dei soffitti, si può evitare la realizzazione di tracce nei massetti e nelle murature, con la posa in opera di controsoffittature».
Quali sono le ultime tendenze nella disposizione delle stanze in questi casi?
«Il gettonatissimo open space non sempre è possibile, considerando le limitazioni che morfologia e murature di una casa d’epoca possono comportare. Tramite lo studio strutturale si può pensare di praticare dei varchi, più o meno ampi, nelle murature, tramite cerchiature delle stesse e creare ambienti più funzionali o maggiormente fruibili. Come rovescio della medaglia, però, si dovrà far fronte a normative specifiche riguardo l’adeguamento sismico».
Come può essere sfruttata l'altezza dei soffitti?
«Come già accennato, l’altezza dei soffitti può tornare utile per il passaggio degli impianti, non solo elettrico, ma anche per quel che concerne la climatizzazione estiva ed invernale, tramite la realizzazione di controsoffitti studiati sia per l’occultamento degli impianti stessi ma anche per la realizzazione di giochi di luce con velette retroilluminate. Inoltre, qualora le altezze lo permettessero, si potrebbe pensare anche alla realizzazione di soppalchi adibiti per esempio a ospitare il letto, in modo da poter lasciare lo spazio sottostante fruibile al gioco o allo studio, fermo restando che la realizzazione di soppalchi abitabili necessita di una verifica della normativa tecnica presso gli uffici competenti».
Muri molto spessi possono rappresentare un problema in corso d'opera?
«Niente che un buon progetto non possa prevedere e risolvere. Vista la difficoltà nell’intervenire su murature molto spesse, non solo perimetrali ma anche di spina, si studieranno interventi alternativi meno invasivi. Per esempio, alle applique si prediligeranno piantane o sistemi a led nei controsoffitti, si utilizzeranno cavi a vista dal gusto retrò, ai classici split si preferiranno pompe di calore senza unità esterna (considerando che sempre più frequentemente si fa attenzione al decoro delle facciate vietandone l’istallazione) posizionandole ad esempio sotto le finestre, dove la muratura è meno spessa».
In quale modo elementi strutturali o artistici possono essere integrati con una riorganizzazione più funzionale e moderna?
«Un muro di spina, posizionato al centro dell’abitazione, che potrebbe sembrare un vincolo, a volte può divenire invece l’elemento caratterizzante, se adeguatamente trattato, magari con un rivestimento murale differente dalle altre pareti della casa. Qualora non si riesca a recuperare gli elementi artistici presenti nell’abitazione, siano essi cornici o mascheroni, questi possono essere ricostruiti con la massima fedeltà da apposite maestranze (cosa non sempre semplice) ponendo attenzione a non creare un falso storico».
Ristrutturare una casa d'epoca, a parità di metrature, ha costi maggiori rispetto alle altre abitazioni?
«Dipende dal risultato desiderato e dalle scelte effettuate. Sicuramente con interventi di tipo strutturale i costi aumentano, come anche i tempi soggetti oltretutto alle pratiche da presentare agli organi competenti. I fattori sono talmente molteplici che dare una risposta esaustiva non è semplice; dipende dallo stato di conservazione dell’immobile, dal tipo di dettagli da cui è composto».
Qualche esempio di casa d'epoca di cui ha seguito la ristrutturazione d'interni?
«Siamo intervenuti in più casi di ristrutturazione o semplice restyling di abitazioni di interesse storico ed architettonico. Il nostro esempio più significativo è a Roma, ha interessato quello che da molti è definito un simbolo dell’Italia del Dopoguerra in fervente ricostruzione, probabilmente l’espressione più compiuta del neorealismo in architettura a opera dell'architetto Mario Ridolfi. Lasciando quasi inalterata la natura dell'appartamento, siamo andati incontro alle esigenze della committenza, una giovane e dinamica coppia. Per loro abbiamo realizzato un appartamento dal gusto contemporaneo, con arredi custom e dettagli in grado di richiamare le geometrie diagonali della planimetria».